Già dagli inizi del XX secolo l’vegan breakfast al consumo di prodotti lattiero-caseari era stata oggetto di forti dibattiti all’interno del movimento vegetariano. Ho ricevuto alcuni suggerimenti piuttosto bizzarri, come dairyban, vitan, benevore, sanivore, beaumangeur, ecc.
Sebbene la paternità del neologismo “vegan” venga solitamente attribuita a Donald Watson o ad uno sforzo combinato di Donald Watson e di sua moglie Dorothy, Watson riconosce come fonti dell’idea G. Henderson e sua moglie Fay K. Henderson, anch’essi membri fondatori nel 1944 della Vegan Society, i quali avevano suggerito per l’associazione il nome “Allvega” e come titolo del magazine dell’associazione “Allvegan”. Nel linguaggio corrente il veganismo viene usualmente inteso come una forma di dieta a base vegetale. Si tratta di una definizione limitativa, perché quella alimentare è solo una delle dimensioni in cui si manifesta lo stile di vita vegano. Il veganismo è dettato da principi etici di rispetto per la vita animale, è basato sul pensiero antispecista e su una particolare visione non-violenta della vita, come esemplificato nella posizione di Gary L.
Anche se non ci sono criteri fissi e prestabiliti a cui tutti i vegani debbano incondizionatamente aderire, nella pratica quotidiana si distinguono una serie di abitudini e scelte diffuse e riconosciute da tutta la comunità vegana. Si tratta quindi di un complesso di norme che influenzano le abitudini e le scelte d’acquisto quotidiane e che, benché rappresentino consuetudini consolidate presso la comunità vegana, vengono perseguite con la dovuta flessibilità in relazione alle proprie esigenze, alle proprie possibilità e alla propria realtà di vita. Inoltre, secondo i vegani, l’origine animale di alcune sostanze ambigue o il coinvolgimento di derivati di origine animale nelle fasi di produzione non sarebbe sempre facilmente accertabile. Lo stesso argomento in dettaglio: Diete vegetariane. Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Frequentemente i vegetaliani attuali riferiscono motivazioni etiche di rispetto per la vita animale e, in misura minore, vengono addotte anche ragioni salutistiche ed ecologiste. Tali motivazioni non sono tutte necessariamente adottate insieme, e anche se due o più possono coesistere negli stessi soggetti, solitamente una prevale sulle altre. Alla diffusione delle ragioni salutistiche ha contribuito una serie di fattori. Le diete vegetaliane sono dei modelli nutrizionali che escludono dall’alimentazione la carne di qualsiasi animale e tutti i prodotti di origine animale. Lo stesso argomento in dettaglio: Impatto ambientale dell’industria dei cibi animali. I vegani sostengono che la loro dieta sia molto meno negativa per l’ambiente rispetto a quella onnivora in fatto di consumo di risorse ed effetto serra. Nella seconda metà del Novecento il consumo globale di carne è aumentato di cinque volte, passando da 45 milioni di tonnellate all’anno nel 1950 a 233 milioni nel 2000.
In una ricerca pubblicata su Elementa, un team di scienziati della Tufts University ha affermato che la dieta più sostenibile non è quella vegana ma quella vegetariana. Lo studio afferma che a parità di calorie si causano più danni all’ambiente nel produrre cibi vegani che per produrre alcuni tipi di carne. Inoltre certi terreni rimarrebbero inutilizzati poiché non tutti sono coltivabili e sono quindi usati per pastorizia e allevamento. Un altro studio pubblicato sulla rivista Environment Systems and Decisions conferma che la coltivazione di certi cibi per dieta vegana consuma più risorse rispetto a quella onnivora.
Anche The Guardian ha sostenuto che la dieta vegana non sia meno impattante per l’ambiente. Esiste un dibattito riguardo al minor consumo di acqua per produrre cibi vegani rispetto a cibi onnivori. Da una prospettiva di sociologia delle religioni è possibile intravedere nel veganismo contemporaneo alcuni tratti caratteristici delle cosiddette “religioni implicite”, in particolare qualora esso sia oggetto di un investimento personale che coinvolga profondamente e ampiamente l’identità personale. Uno studio che ha indagato la rappresentazione del veganismo sulla stampa italiana, ha osservato come la connotazione religiosa del veganismo, dipinta come “integralista”, possa talvolta assumere funzioni stigmatizzanti nel discorso pubblico relativo a questo stile di vita. Nel gennaio 2020 anche una corte britannica, nell’accogliere il ricorso di un dipendente licenziato perché vegano, ha riconosciuto che il veganesimo è del tutto paragonabile a una religione o a un credo filosofico. Lo stesso argomento in dettaglio: Diete vegetariane, Vitamina B12 nelle diete vegetariane e Complementarità proteica.